Occorre tenere a mente la distinzione tra colloquio psicologico e colloquio in emergenza.
Differenze nel colloquio psicologico.
Per colloquio psicologico si intende il setting di una seduta tra paziente e psicologo all’interno di uno studio, dove il paziente si presenta di sua volontà dopo aver fissato un appuntamento con il professionista, al fine di parlare di un suo personale disagio.
Non sempre è così. A volte è lo psicologo a dover raggiungere il paziente che necessita di essere sostenuto a seguito di una situazione a cui non riesce a reagire adeguatamente.
Si tratta del colloquio psicologico in situazioni di emergenza:
Sono quelle circostanze in cui lo psicologo si trova ad assumere le vesti di un vero e proprio soccorritore che giunge in aiuto di quel paziente che ha subito un trauma.
Il trauma può essere definito come: “l’esperienza personale diretta di un evento che causa o può comportare morte, lesioni gravi o altre minacce all’integrità fisica” (American Psychiatric Association, 1994).
Fasi del Colloquio Psicologico in emergenza:
- Accoglienza, costruzione di un setting strutturato e dell’alleanza terapeutica;
- Intervento breve in acuto;
- Inserimento della persona nella rete di assistenza sociosanitaria di emergenza;
Poiché, la persona colpita da un trauma è bloccata in emozioni e stati d’animo negativi che sovente impediscono alla persona di andare avanti, alla base vi è un obiettivo: stabilizzare, prevenire altri traumi che possono avvenire a ridosso dell’evento e ristabilire un corretto equilibrio da parte del soggetto, affinché possa reagire e far fronte adeguatamente all’evento traumatico.
Il ruolo dello Psicologo nell’emergenza.
Lo psicologo in emergenza dovrà tenere a mente che il paziente ha subito uno stress acuto, e sarà provato da uno stato d’ansia, di angoscia o di rabbia, e ciò potrebbe far sì che i suoi racconti manchino di elementi spazio-temporali coerenti; sarà quindi importante fare attenzione alle espressioni emotive ed affettive. Questo perché la congruenza tra l’espressione emotiva e la vicenda narrate è un buon indicatore della capacità integrativa del soggetto (Iacolino, 2010).
Nel colloquio psicologico in emergenza la narrazione dell’evento va valutata adeguatamente e mai forzata; ricordando che le manifestazioni di dissociazione e depersonalizzazione sono una difesa contro l’angoscia e consentono un avvicinamento graduale ai contenuti traumatici. Dunque, la persona vittima di un trauma necessita di essere accolta, validata, rassicurata e informata (Steinberg, Schnall, 2001).
Vanno inoltre rinforzate tutte le sensazioni positive che il soggetto nel corso dell’intervento potrebbe aver recuperato, al fine di ripristinare calma e controllo del proprio stato vitale.
Non bisogna mai dimenticare che nelle situazioni traumatiche verrà ad attuarsi una intera rete di sostegno offerta dalle istituzioni, affinché sarà possibile operare secondo un’attività di squadra, al fine di riportare la persona verso il corretto equilibrio psicologico.
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